Trama Il film racconta le gesta di Lady Sarah Ashley (Nicole Kidman), aristocratica inglese che eredita un enorme ranch in Australia, ma quando un proprietario terriero senza scrupoli cerca di portarle via la proprietà, la donna intraprende un difficile viaggio attraverso quello sterminato paese assieme ad un ruvido mandriano di nome Drover (Hugh Jackman), vivendo esperienze traumatiche come il bombardamento da parte dei giapponesi a Darwin, durante la Seconda guerra mondiale. Produzione [modifica] Nel maggio del 2005 la coppia Russell Crowe e Nicole Kidman era in trattativa con la 20th Century Fox per il progetto del film diretto da Baz Luhrmann. La Kidman fu confermata, ma nel maggio del 2006, Crowe abbandonò il progetto a causa di problemi con la casa di produzione.[1] In seguito la casa di produzione pensò di sostituirlo con Heath Ledger,[2] ma l'attore preferì accettare il ruolo di Joker ne Il cavaliere oscuro. Infine fu ingaggiato un altro attore australiano, Hugh Jackman,[3] e si poté dare il via alla produzione, che iniziò nel settembre del 2006. per guardare il film clicca QUI
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Trama anno 2012. Robert Neville (Will Smith) sembra essere l'unico sopravvissuto a una spaventosa epidemia generata dal virus del morbillo geneticamente modificato e originariamente concepito per combattere il cancro. L'epidemia ha infettato quasi tutti gli esseri umani e gli animali domestici con risultati diversi: la stragrande maggioranza è morta, mentre una piccola percentuale ha subìto una degenerazione simile a quella provocata dalla rabbia, che li ha condotti allo stato di zombi (questa una delle differenze rispetto al testo originale dove si trattava di vampiri) necessitati a nascondersi dai raggi UV. Meno dell'1% della popolazione è risultato completamente immune agli effetti dell'epidemia, ma è stato cacciato e ucciso dagli infetti. Brillante virologo militare, il dott. Neville si è barricato nella sua casa di New York, costruendovi un laboratorio sotterraneo in cui durante la notte conduce degli esperimenti su cavie animali infette per trovare una cura all'epidemia; solo di giorno può aggirarsi per le strade in cerca di cibo e rifornimenti, dato che gli infetti rimangono nascosti nel buio all'interno degli edifici abbandonati. La Ford Shelby Mustang GT500 guidata dal protagonista La sua unica compagnia è il cane della sua piccola figlia, Sam (Samantha), e alcuni manichini con cui si intrattiene quotidianamente a conversare; passa inoltre ore a guardare DVD e programmi televisivi registrati, e attende che qualcuno risponda al suo continuo messaggio radio che invita ogni sopravvissuto a raggiungerlo al porto (alle ore 12:00 di ogni giorno Robert si presenta al luogo stabilito nel messaggio aspettando inutilmente qualcuno). Durante i suoi esperimenti i test su un ratto di laboratorio si rivelano abbastanza promettenti da spingerlo a procedere con i test sui soggetti umani infetti; individuata una loro colonia, intrappola e cattura una di loro, ma l'esperimento sembra fallire portando la donna vicino alla morte. Il giorno dopo, durante il suo consueto giro della città, Robert trova uno dei suoi manichini in mezzo alla strada; avvicinatosi, cade in una trappola evidentemente preparata dagli infetti, e viene attaccato da tre cani che feriscono Sam e la contagiano, costringendo Robert a sopprimerla soffocandola; la notte successiva Robert, scoraggiato dalla non riuscita dei suoi esperimenti, depresso per la morte del cane e ormai convinto di essere l'unico uomo rimasto sulla Terra esce in macchina in piena notte allo scopo di suicidarsi uccidendo il maggior numero di infetti, ma quando tutto sembra perduto l'arrivo di una donna e di un bambino, sopravvissuti e immuni anch'essi, lo salva dall'assalto. « Il suo progetto... Va bene, parliamo del progetto del tuo Dio. C'erano 6 miliardi di persone quando è scoppiata l'epidemia. Il virus di Krippin ha una mortalità del 90%, questo vuol dire 5 miliardi e 400 milioni di morti. Contagio, emorragia interna, morte. Meno dell'1% di immuni, vale a dire 12 milioni di persone come te, me e Ethan. I rimanenti 588 milioni di persone sono diventate i tuoi "cacciatori del buio". E poi hanno avuto fame e hanno ucciso e mangiato tutti i sopravvissuti. Tutti i sopravvissuti. Ognuna di quelle persone che tu o io abbiamo mai conosciuto è morta. Morta! Dio non c'è. Dio non c'è. » (Robert Neville / Will Smith) I tre si ritirano in casa di Robert, dove Anna (Alice Braga) gli spiega che Dio ha fatto in modo che lo salvasse e le ha detto di mettersi in viaggio per una colonia di sopravvissuti nel Vermont raccontando che il virus non avrebbe resistito al freddo. Anna racconta a Robert la propria avventura, spiegandogli che durante lo scoppio dell'epidemia, lei e un gruppo di altri uomini si trovavano a bordo di una nave ospedaliera della Croce Rossa al largo di San Paolo del Brasile, ma a causa degli approvvigionamenti a terra qualcuno contrasse il virus e lo diffuse all'interno della nave; lei e il bambino sono gli unici sopravvissuti. Fra lei e Robert, che ha visto morire tutti coloro a cui teneva e non ha più fede, scoppia un litigio, interrotto dall'assalto degli infetti, che li avevano seguiti. Il trio è costretto a rifugiarsi nel laboratorio, dove Robert scopre che la donna infetta a cui aveva somministrato il vaccino sta inaspettatamente guarendo. Robert preleva dalla donna un campione di sangue e la consegna ad Anna, affinché possa salvare l'umanità. Per permettere agli altri due di fuggire attraverso un cunicolo sotterraneo, Robert si sacrifica facendosi esplodere insieme agli infetti. Il suo ultimo ricordo è il gesto che sua figlia faceva spesso dicendo «Papa guarda, una farfalla», dopo aver notato sul collo di Anna un tatuaggio di una farfalla (il simbolo della farfalla, vita e innocenza, compare più volte nel film). Terminando con la narrazione di Anna che spiega come, raggiunta la colonia di sopravvissuti nel Vermont, la cura abbia salvato il mondo e permesso all'umanità di ricominciare; la storia di Robert Neville, raccontata da Anna e documentata sulle registrazioni video dei suoi esperimenti, creerà la sua leggenda. « Nel 2009 un virus letale distrusse la nostra civiltà e spinse il genere umano sull'orlo dell'estinzione. Il Dottor Robert Neville dedicò la sua vita alla ricerca di una cura e alla ricostruzione dell'umanità. Il 9 settembre del 2012 alle 8 e 49 di sera scoprì quella cura e alle 8 e 52 donò la sua vita per difenderla. Noi siamo il suo lascito, lui è Leggenda. Illumina l'oscurità. » (Anna / Alice Braga) Finale alternativo [modifica] Dopo pochi mesi dall'uscita cinematografica, su Internet ha iniziato a circolare un video relativo ad una versione alternativa del finale, forse sostituito con il finale presente nell'edizione cinematografica nelle ultime fasi della post-produzione[2]. La trama è molto diversa: al posto di farsi esplodere con i vampiri, Neville si salva. Il capo degli infetti disegna con le mani una farfalla sul vetro e subito dopo Neville vede sul collo della vampira la farfalla tatuata (e non su quello della ragazza). Cosi rimuove l'ago del vaccino alla donna in cura facendola tornare vampiro e riconsegnandola al capo dei mostri, che aveva interrotto l'attacco. Il capo riprende con sé la donna abbracciandola e baciandola, dimostrando che anche i vampiri, al contrario di quanto credeva Neville fino a quel momento, avevano sviluppato una loro struttura sociale e potevano provare sentimenti. Neville viene quindi lasciato vivo dagli esseri che se ne vanno e, nella scena successiva ambientata in pieno giorno, si allontana da New York con la ragazza ed il bambino sul suo fuoristrada. Non viene mostrato il loro arrivo nella comunità dei sopravvissuti, sulla cui reale esistenza il personaggio di Neville aveva precedentemente posto dei dubbi, che con questo finale potrebbero rivelarsi motivati. Alla luce di questo finale si spiegano meglio anche alcune scene precedenti: in primo luogo, quando il protagonista cattura la vampira, un mostro espone il suo viso alla luce del sole, ringhiando contro Neville, da ciò Neville è indotto a fare varie considerazioni sul fatto che i vampiri stiano ormai cominciando ad ignorare il naturale istinto di sopravvivenza e che la de-evoluzione sociale sia ormai completa. Si tratta, però, dello stesso vampiro che, più tardi, tenderà una trappola a Neville (trappola molto simile a quella usata dallo stesso Neville) e guiderà l'assalto contro casa sua. Ciò potrebbe far pensare che il protagonista si sia sbagliato nell'interpretare il gesto del maschio, il quale, presumibilmente stava esprimendo la sua rabbia verso colui che aveva catturato una sua compagna ed aveva ucciso tanti membri della sua stessa comunità, quindi non si tratterebbe di una completa de-evoluzione, ma, al contrario, di una forma, per quanto semplice e quasi animalesca, di socialità e l'aggressività dei "cacciatori del buio" risulterebbe così una reazione ai comportamenti del protagonista, che infatti si scusa, piuttosto che un comportamento irrazionale. Inoltre in questo finale alternativo si vedono alcune scene presenti nel trailer, ma poi assenti nel film distribuito nelle sale. Il finale, insieme ad altro materiale inedito è stato inserito nell'edizione DVD. per guardare il film clicca QUI300 è un film del 2007 diretto da Zack Snyder con il supporto di Frank Miller, adattamento cinematografico del graphic novel 300 di quest'ultimo, ispirato a sua volta a un altro film, The 300 Spartans, un racconto semi-storico della battaglia delle Termopili svoltasi nel 480 a.C.. il film è stato girato con la tecnica del chroma key per riprodurre le immagini dell'originale fumetto. È uscito nelle sale negli USA il 9 marzo 2007, mentre in Italia il 23 marzo 2007. Il film è stato presentato al Festival internazionale del cinema di Berlino 2007, nella categoria fuori concorso. 300 era candidato come miglior film agli MTV Movie Awards 2007, e ha vinto il premio come migliore combattimento (Leonida, interpretato da Gerard Butler, contro il mostruoso immortale). Dal film è stato tratto anche un videogioco disponibile unicamente per la console PlayStation Portable dal titolo 300 in marcia per la gloria Trama Un ambasciatore persiano si presenta a Sparta e chiede al re Leonida la sottomissione di Sparta per conto del Grande Re Serse. Gli spartani offesi dal suo comportamento, per ordine del loro re, uccidono lui e la sua scorta armata gettandoli in un pozzo. Leonida consapevole di avere innescato una nuova guerra contro i persiani, si reca (come da prassi politica) dall'oracolo per spiegare agli efori il suo piano per contrastare i persiani e per chiederne l'approvazione. Il re spartano porta anche l'offerta rituale in oro come richiesto dalla tradizione. In realtà gli efori sono stati corrotti dai persiani e quindi interpretano le profezie in modo da fermare Leonida. L'oracolo ordina quindi al re di attendere la fine della festività della Carneia prima di iniziare la guerra. Nonostante gli avvertimenti Leonida raggruppa 300 dei migliori guerrieri spartani e si avvia a combattere contro i Persiani; formalmente i 300 sono la sua guardia personale e quindi il re non viola le richieste dell'oracolo. Durante il viaggio un gruppo di Arcadi si unisce alla spedizione. Arrivati alle Termopili, gli spartani costruiscono un muro con i cadaveri degli esploratori persiani che costringe l'esercito nemico a infilarsi in una stretta gola. La battaglia da affrontare sarà durissima: i persiani infatti possiedono un esercito enorme. Alle Termopili Leonida incontra Efialte, uno spartano deforme salvato da una morte certa in tenera età: la società di Sparta infatti, è molto rigida: solo i bambini sani possono vivere, quelli deformi sono gettati in un dirupo. Efialte informa il re dell'esistenza di un sentiero segreto tramite il quale è possibile aggirare le Termopili, quindi gli chiede di poter combattere con i 300 spartani per riscattare l'onore del padre. Leonida non può che rifiutare poiché gli impedimenti fisici di Efialte avrebbero creato un seppur minimo punto debole nell'impenetrabile muro di scudi della Falange spartana. Mentre i due eserciti nemici sono uno di fronte all'altro per iniziare la lunga battaglia contro i nemici molto più numerosi di loro, un messaggero persiano ordina a Leonida di gettare le armi ed arrendersi; per tutta risposta Leonida uccide l'ambasciatore e risponde "Venite a prenderle!". Così dà inizio al combattimento, e si scontra contro i nemici protetto dai suoi guerrieri che, serrati a muro contro gli attaccanti, vincono la battaglia provocando perdite enormi tra i Persiani, compiendo un massacro dei soldati di Serse; i Persiani tentano di attraversare le Termopili con una compatta massa di fanteria pesante ma vano è il loro tentativo quando si ritrovano tutti giù dalla scogliera, mentre Leonida ed i suoi vincono la cavalleria persiana che veniva all'attacco in quel momento; i Persiani lanciano contro Leonida ed i suoi un turbine di frecce che si conficca negli scudi nemici né riescono a colpire alcun soldato per via della protezione di Leonida e dei suoi guerrieri. Serse, impressionato dalla tenacia dei soldati di Leonida, si reca a parlare personalmente con il re Spartano e gli offre, in cambio della resa, il titolo di governatore della Grecia. Leonida rifiuta l'offerta deridendo il re persiano che, offeso dalle parole del re spartano, invia le sue truppe da combattimento migliori: i soldati d'èlite Immortali, mostruosi e pericolosi guerrieri che si vestono di nero e indossano maschere spaventose che danno molto filo da torcere nell'esercito di Leonida; il re spartano però, avendo aggirato i nemici con uno stratagemma, riesce a vincere i Persiani provocando altrettante perdite; un gigantesco guerriero di Serse, allora, aizzato furiosamente contro i guerrieri di Leonida, si getta contro gli spartani facendone strage; a quella vista il capo spartano si getta ad affrontarlo e riesce a colpirlo, dopo numerosi tentativi, al braccio facendo sgorgare sangue. Il guerriero, però, dopo aver estratto la spada del nemico dal suo braccio, gli ringhia ancora contro e cerca di annientarlo, una volta finito a terra, e sta per ucciderlo quando il re spartano, con un formidabile scarto improvviso, evita il colpo mortale, poi conficca nell'occhio del nemico la spada, il quale ancora riesce a reagire efficacemente; infine, per essere sicuro di averlo ucciso con un colpo di spada gli recide la testa che cade a terra, tra il monte di cadaveri alleati. Serse scaglia contro i soldati la fanteria persiana oltre a un enorme rinoceronte da guerra. Il figlio del capitano però, abbatte l'animale con un colpo preciso di lancia. Serse allora invia prima i genieri dotati di esplosivi e gli elefanti da guerra. Entrambi gli attacchi falliscono. Un cavaliere persiano, sbucato all'improvviso dalla nebbia, decapita proprio il figlio del capitano ed il padre, per vendicarlo, furente, si getta contro i nemici in arrivo falciandone molti; poi si lancia sul figlio morto ed urla talmente tanto sul suo corpo che Leonida ed i suoi sono costretti a portarlo via ed a stenderlo per terra per cercare di farlo calmare; ha termine così la dura e lunghissima battaglia di Leonida e dell'esercito di Serse. Efialte intanto si reca nel campo dei persiani e in cambio di una posizione di prestigio all'interno dell'esercito di Serse rivela il percorso segreto per attraversare le Termopili. Nello stesso tempo a Sparta la regina Gorgo su suggerimento di un consigliere cerca di convincere Terone ad aiutarla a convincere il consiglio spartano a inviare l'intero esercito in guerra. Terone accetta di aiutare Leonida ma chiede in cambio favori sessuali alla regina che, per il bene del marito, acconsente. Intanto i greci vengono a sapere del tradimento di Efialte e sono sorpresi alle spalle dall'esercito di Serse. Gli Arcadi decidono di ritirarsi in modo da evitare morte certa. Leonida e gli spartani invece rimangono al loro posto, come ordina la legge spartana, ma il re ordina al suo commilitone Delios, di tornare a Sparta e di raccontare la storia dei trecento in modo da convincere il consiglio spartano a inviare in guerra l'intero esercito della città. Delios esegue l'ordine di Leonida e abbandona il campo con gli Arcadi. Intanto a Sparta la regina Gorgo si presenta davanti al consiglio per chiedere l'intervento dell'esercito. Terone non sostiene la regina ma anzi l'accusa di adulterio davanti all'intero consiglio. La regina furente per gli insulti subiti brandisce una spada e uccide Terone. Questi cade a terra morto e alcune sue monete rotolano per la sala del consiglio, monete persiane con il volto di Serse che rendono palese il suo tradimento. Alle Termopili i persiani circondano i 300 da tutti i lati e i messaggeri di Serse chiedono la resa di Leonida. Il Grande Re offre nuovamente il governo della Grecia a Leonida in cambio della sua sottomissione. Leonida si libera di elmo e scudo e con un movimento repentino tira la propria lancia ferendo la guancia di Serse e mantenendo così la promessa fatta al Re dei Re prima della battaglia ("Prima che questa guerra sarà finita, si saprà che anche un Dio Re può sanguinare"). Serse ordina all'esercito di uccidere Leonida e gli arcieri persiani li bersagliano, uccidendoli. Delios torna a Sparta e riferisce al consiglio le gesta dei 300. Un anno dopo Delios termina il racconto delle gesta dei 300 davanti all'esercito dei greci al completo che stanno per affrontare l'esercito persiano. Egli ricorda che quell'esercito che riuscì con estrema difficoltà a vincere 300 spartani ora dovrà tremare davanti a 10.000 spartani e a 30.000 greci provenienti dalle altre città stato. Ha così inizio la battaglia di Platea, che vedrà vittoriosa la Grecia e segnerà la fine dell'invasione. Produzione [modifica] Il produttore Gianni Nunnari non era l'unico ad avere in mente un film sulla Battaglia delle Termopili: anche il regista Michael Mann aveva già pianificato un film sulla stessa battaglia, basato sul libro Gates of Fire. Nunnari scoprì il fumetto 300, che lo impressionò così tanto da fargli acquistare i diritti di riproduzione.[1][2] 300 fu prodotto in collaborazione fra Nunnari e Mark Canton, mentre Michael B. Gordon scrisse i testi.[3] Il regista Zack Snyder fu scelto nel giugno 2004[4] poiché aveva già provato a fare un film tratto da una storia di Miller prima di fare il suo debutto con il remake di Dawn of the Dead,[5] Snyder quindi volle lo sceneggiatore Kurt Johnstad per riscrivere il lavoro di Gordon per la produzione[4] e Frank Miller fu tenuto come consulente e produttore esecutivo.[6] Il film è un riadattamento fotogramma per fotogramma del fumetto, un po' com’è successo per Sin City. Snyder ha fotocopiato alcuni riquadri dal fumetto originale, con cui poi ha progettato le scene precedenti e seguenti. «È stato un lavoro divertente per me... avere un fotogramma come obiettivo da raggiungere,» racconta il regista. Come nel fumetto, anche l'adattamento utilizza il personaggio di Delios come narratore. Snyder ha usato questa tecnica narrativa per mostrare al pubblico che il surreale mondo di 300 creato da Frank Miller, è rappresentato da una prospettiva soggettiva. Utilizzando l'abilità di Delios nel narrare, ha potuto introdurre elementi fantastici nel film, spiegando che «Delios è un ragazzo che sa come non distruggere una buona storia con la verità». Snyder ha anche aggiunto la "storia nella storia" in cui la Regina Gorgo tenta di dare sostegno al marito. La pre-produzione è durata ben due mesi per creare centinaia di scudi, lance e spade, alcune delle quali sono state riciclate dai film Troy e Alexander. Furono costruiti anche un lupo e tredici cavalli robot animati meccanicamente. Gli attori si sono allenati accanto agli stuntmen, e anche Snyder ha partecipato. Più di seicento costumi sono stati confezionati per il film, così come protesi estensive per vari personaggi e corpi di soldati Persiani. "300" è entrato in pre-produzione il 17 settembre 2005 a Montreal, ed è stato pre-prodotto inizialmente in sessanta giorni in ordine cronologico. Impiegando la tecnica del "backlot" (utilizzo di uno sfondo solitamente verde, sul set da modificare nella postproduzione), Snyder ha girato il film negli Icestrom Studios, ora in disuso, a Montreal, con uno sfondo verde (greenscreen). L'attore Gerard Butler racconta che mentre lui non si sentiva costretto nella direzione di Snyder, la fedeltà al fumetto ha imposto diverse limitazioni alla sua performance. David Wenham, invece, racconta che c'erano volte in cui Snyder voleva catturare precisamente i momenti iconici dal fumetto, e altre in cui lasciava agli attori la libertà di «esplorare il mondo e i confini che erano stati stabiliti». Lena Headet parla della sua esperienza col greenscreen, «È molto strano, e per quanto riguarda l'emozione non c'è nulla con cui trovare sintonia a parte che con un altro attore». Solo una scena in cui gli ambasciatori Persiani arrivano a Sparta è stata girata all'aperto. Il film è stato una produzione fisicamente intensa, e Butler ha stirato il tendine di un braccio e sviluppato dolore al piede. La post-produzione è stata gestita dai Meteor Studios and Hybride Technologies di Montreal, eseguita in metraggio greenscreen con più di 1500 scene con effetti visuali. Il supervisore degli effetti speciali, Chris Watts e il progettista della produzione, Jim Bissell hanno creato un processo doppiato "The Crush," che ha permesso agli artisti della Meteor di manipolare i colori incrementando il contrasto delle luci e delle ombre. Alcune sequenze sono state "desaturizzate" e dotate di tono per stabilire differenti sfumature. Le riprese del film ,girato interamente in digitale, sono iniziate il 13 gennaio 2006 a Montréal in Canada e si sono terminate il 28 giugno 2006. Gli sfondi e le ambientazioni che si vedono nel film sono stati creati virtualmente: i personaggi sono stati inseriti in seguito in fase di montaggio, con la stessa tecnica utilizzata per Sin City. Gli attori hanno recitato all'interno di studi attrezzati con green screen per utilizzare la tecnica del chroma key,nonostante un'ottima tecnica per la realizzazione il film ha avuto un budget inferiore ai 100.000.000 $ circa 65.000.000 $. [7] Ghislain St-Pierre, che ha condotto il team degli artisti, ha descritto l'effetto: "Tutto sembra reale, ma dà come una sensazione di vedere "un'illustrazione granulosa."" Sono stati utilizzati svariati programmi, tra cui Maya, RenderMan and RealFlow, per creare gli spruzzi di sangue. La post produzione è durata un anno ed è stata gestita da un gruppo di dieci ditte di effetti speciali in tutto. Il primo trailer ufficiale del film è stato reso disponibile sul sito apple.com l'8 dicembre 2006, nello stesso mese sono iniziati a circolare in rete le prime foto e locandine ufficiali del film. Colonna sonora [modifica] Nel luglio 2005, il compositore Tyler Bates ha iniziato a lavorare sul film, descrivendo la colonna sonora come "bellissimi temi sulla parte alta e larga del coro" ma " temperata con qualche picco di pesantezza". Bates ha realizzato una musica per una scena test che il regista voleva mostrare alla Warner Bros al fine di illustrare il percorso del progetto. Bates disse che la colonna sonora aveva "molto peso e intensità nella parte bassa delle percussioni" che Snyder trovava in accordo col film. La musica è stata poi registrata agli Abbey Road Studios e contiene la voce di Azam Ali. Il 6 marzo, 2007, sono state messe in commercio un'edizione standard e una speciale della colonna sonora del film che contiene venticinque tracce e un libretto interno di sedici pagine e 3 trading card doppio - lato. La musica ha incontrato delle controversie tra i compositori per film, raccogliendo critiche per la sua somiglianza impressionante con molte altre colonne sonore, come quella composta da James Horner e Gabriel Yared per il film Troy. Le musiche da cui presumibilmente ha ripreso maggiori "prestiti" appartengono a Titus, 1999 (musiche di Elliot Goldenthal). "Remember Us," dal film "300" è identica in alcune parti al "Finale" di "Titus", mentre "Returns a King" è simile all'attacco di "Victorius Titus". In ogni caso, il 3 agosto 2007, la Warner Bros. Picture ha riconosciuto in una dichiarazione ufficiale che "parti della colonna sonora di "300" sono tratte, senza conoscenza o intervento, dalle musiche realizzate dal compositore, vincitore dell'Academy Award, Elliot Goldenthal, per il film "Titus". La Warner Bros. Picture ha grande rispetto per Elliot, nostro collaboratore da lungo tempo, ed ha il piacere di aver risolto la questione amichevolmente". per guardare il film clicca QUISegreti di famiglia: Coppola e il cinema come arte dell’anima Cosa accade quando una famiglia matura rancori e disprezzi nati per motivi futili ma funzionali al corretto andamento delle dinamiche interpersonali? E cosa si smuove dentro gli animi quando uno dei suoi elementi se ne allontana drasticamente, mettendosi tutto alle spalle, ormai stanco di veder polverizzarsi tutto quello che dovrebbe essere, invece, a portata di mano (“Sai che cos’è l’amore in una famiglia come la nostra? Una rapida pugnalata al cuore”)? Si tratta di una situazione che ha origine e si moltiplica a dismisura con particolare predilezione per i nuclei benestanti, il cui scopo risiede nell’accentuarsi di lussuosi quanto inutili capricci altoborghesi dovuti alla noia del possedere ben più del necessario sia in termini materiali che di prestigio. È il caso di un padre la cui sfacciataggine lo rende cieco all’evidenza di non essere il migliore , pur essendo la cima della scala degli aventi diritto all’onore. Ma è soprattutto il caso di un figlio che di gradini, scale e onori non ne ha mai voluto nemmeno lontanamente sentir parlare, un uomo che ha deciso di scappare da tutto e da tutti ma che si ritrova costretto a fare i conti con il proprio passato , elemento temporale incarnato dalla figura del giovane fratello in visita improvvisa ed in continua ricerca di identità. È questo il fulcro principale della narrazione del nuovo semiautobiografico lungometraggio scritto, prodotto e diretto dal maestro Francis Ford Coppola , paladino insostituibile di ogni forma di cinema moderno e coraggioso pioniere della sperimentazione a ventiquattro fotogrammi al secondo, per il quale sembra ormai essere cominciata una nuova vita artistica, una rinnovata e possente risposta all’ingiusto dualismo produttivo film commerciali/film personali. Il risultato è una trama di ampio respiro e accessibile ad ogni livello spettatoriale (dal semplice amatore allo studioso più incallito delle gesta autoriali dell’italo-americano) ma proprio per questo densa di espedienti visivi esplicativi che, da sempre, collocano Coppola nel bel mezzo dell’olimpo delle produzioni in cellulosa hollywoodiane di preponderante matrice europea. per guardare il film clicca QUITrama Il film si svolge ad Edimburgo, è narrato in prima persona da Mark Renton (Ewan McGregor) e inizia con l'inseguimento della polizia del protagonista e del suo amico Spud per un borseggio. Renton dice a differenza delle persone che "scelgono la vita" (il tradizionale stile di vita con bambini e beni materiali), lui e i suoi compagni hanno rinunciato al perseguimento di obiettivi ambiziosi preferendo vivere offuscati dall'eroina. Ci vengono quindi presentati i suoi amici: Sick Boy (Jonny Lee Miller), Spud (Ewen Bremner), Tommy (Kevin McKidd) e Francis Begbie (Robert Carlyle). Sick Boy, ossessionato da Sean Connery, è anche lui dipendente dall'eroina, come anche il goffo, ma pacifico Spud. In compenso Tommy e Begbie criticano apertamente la loro dipendenza; Tommy è uno sportivo e non usa alcuna droga mentre Begbie è un alcolizzato che diventa spesso aggressivo e pronto alla rissa per ogni pretesto. Sick Boy e Renton decidono quindi di disintossicarsi ma devono lottare in ogni momento con la tentazione di ricominciare a drogarsi. Una sera decidono di andare con Tommy, Begbie e Spud in un locale da ballo. Per tutti si rivelerà una notte complicata. Dopo essersi lamentato dei problemi della sua relazione con Lizzie, Tommy la porta a casa per fare sesso, quando però decidono di fare l'amore guardando il loro video porno non trovano la cassetta (che era stata precedentemente rubata da Renton e rimpiazzata da un video dei migliori gol della storia); Tommy crede di aver restituito il nastro al negozio di video, punto di discussione che porterà in seguito alla rottura con Lizzie. Spud beve troppo e proprio nella notte in cui la sua ragazza decide di far sesso con lui dopo sei settimane di astinenza lui si addormenta e defeca nel letto di lei. Renton incontra una giovane ragazza, Dianne, che sembra respingerlo ma che alla fine lo porta a casa. Dopo che i due fanno sesso, lui è obbligato a dormire sul divano fuori dalla stanza e il mattino dopo scopre che si trova nella casa dei genitori di lei e che lei è ancora minorenne. Renton prova a porre fine alla loro relazione ma lei lo minaccia dicendo di tenersi in contatto altrimenti lei chiamerà la polizia e la informerà della loro avventura notturna. Dopo la loro esperienza senza successo liberi dalla droga Sick Boy, Renton e Spud decidono di tornare all'eroina. A loro si aggiunge anche Tommy che cerca nella droga conforto dopo essere stato scaricato. Ricomincia quindi la vita di Renton tra furtarelli e stupefacenti ma molti aspetti stanno per peggiorare ulteriormente. Tutto inizia con l'urlo di Allison (una tossicodipendente compagna di droga degli altri ragazzi) nell'appartamento in cui il gruppo si trovava; infatti trovano sua figlia Dawn morta. La causa della morte è, implicitamente, la trascuratezza mentre erano tutti presenti ma annebbiati dalla droga. Tutti sono shockati, soprattutto Sick Boy che ne era il padre. Poco dopo Renton e Spud sono sorpresi a rubare da un supermercato; Spud va in galera ma Renton evita l'incarcerazione iscrivendosi volontariamente a un programma di recupero nel quale gli viene fornito del metadone in sostituzione dell'eroina. Anche se supportato da amici e parenti dopo poche ore Renton va nell'appartamento del suo fornitore (soprannominato "La madre superiora" per via della sua duratura dipendenza dall'eroina) per una dose e va in overdose. Viene caricato in un taxi e portato in ospedale dove delle infermiere gli salvano la vita. Non vedendo altra soluzione, i suoi genitori lo rinchiudono nella sua stanza per fargli vincere la sua dipendenza. Ben presto va in astinenza e comincia ad avere allucinazioni: Spud in galera, il nuovo drogato Tommy (infettato dalla Toxoplasmosi a causa dell'HIV), Dawn che gattona sul soffitto. Liberatosi dall'eroina, Renton decide di trasferirsi a Londra e trova un lavoro in un'agenzia immobiliare e riesce a condurre una vita regolare e a mettere da parte dei soldi. Tuttavia la sua felicità dura poco, infatti Begbie si presenta a casa sua in fuga dalla polizia dopo una rapina a mano armata. Dopo poco si presenta anche Sick Boy e decide di vivere con loro e per un'altra volta Renton è frustrato di non potersi liberare dei suoi "compagni". Dopo un periodo di difficile convivenza ritornano in Scozia per andare al funerale di Tommy che, infettato dall'AIDS, muore di toxoplasmosi e incontrano anche Spud che ora è libero e apparentemente disintossicato. Dopo il funerale Sick Boy suggerisce una grande e pericolosa opportunità per loro: comprare due chili di eroina per 4.000 sterline e venderli per 20.000. Begbie chiede a Renton di mettere la maggior parte del denaro, in quanto ha visto il suo estratto conto, e nonostante sia riluttante all'idea alla fine Renton accetta. Dopo aver venduto l'eroina a un trafficante di alto livello i quattro si godono un pomeriggio di festeggiamenti ma Begbie, già ubriaco, aggredisce un uomo nel pub e oltre a ferirlo seriamente, accidentalmente taglia anche Spud alla mano con un coltello. Renton decide, mentre Begbie sta di fronte all'uomo già riverso per terra e chiede insistentemente una sigaretta, che ruberà tutti i soldi dei suoi compagni che sente ormai distanti e ostili da lui (con l'eccezione di Spud). Quella notte prende la borsa con i soldi e scappa. Spud lo sorprende mentre sta uscendo ma non sveglia gli altri e quando Begbie si sveglia viene colto da una furia irrefrenabile e inizia a distruggere la stanza, attirando così l'attenzione finché non arriva la polizia che lo arresta. Sick Boy torna a casa a mani vuote ma Spud trova 2.000 sterline in una cassetta lasciate lì da Renton per dargli la possibilità di iniziare una nuova vita. Il protagonista col suo piccolo bottino sogna anche lui di cambiare pagina, di iniziare una nuova vita: proprio quella che deprecava all'inizio del film. Colonna sonora [modifica] Per approfondire, vedi la voce Colonna sonora di Trainspotting. L'ultima scena quando Mark scappa con i soldi la canzone che apre la sua fuga dal Motel è 'Born Slippy' degli Underworld. Location [modifica] Nonostante il film sia ambientato ad Edimburgo, quasi tutte le scene sono state girate a Glasgow tranne la scena di apertura, girata a Edimburgo, e quella finale, girata a Londra[1]. Altre location degne di nota nel film sono:
per guardare il film clicca QUIRagazze Interrotte Titolo originale: Girl interrupted Nazione: Usa Anno: 1999 Genere: Drammatico Durata: 2h e 07' Regia: James Mangold Sito ufficiale: www.girlinterrupted.com Sito italiano: www.columbiatristar.it/movie/... Attori protagonisti: Winona Rider, Angelina Jolie Cast: Clea DuVall, Brittany Murphy, Vanessa Redgrave, Whoopi Goldberg, Jared Leto Produzione: Distribuzione: Columbia Tristar Uscita prevista: 24 Marzo 2000 (cinema) Trama: Il film è tratto dal diario di Susanna Kaisen: la storia inizia nel 1967 quando una ragazza (Winona Ryder), dopo aver tentato il suicidio, entra in una clinica psichiatrica dove rimarrà per 18 mesi. per guardare il film clicca Qui 2parte « Per Uomini contro venni denunciato per vilipendio dell'esercito, ma sono stato assolto in istruttoria. Il film venne boicottato, per ammissione esplicita di chi lo fece: fu tolto dai cinema in cui passava con la scusa che arrivavano telefonate minatorie. Ebbe l'onore di essere oggetto dei comizi del generale De Lorenzo, abbondantemente riprodotti attraverso la televisione italiana, che a quell'epoca non si fece certo scrupolo di fare pubblicità a un film in questo modo. » (Francesco Rosi) Uomini Contro Cast Mark Frechette, Alain Cuny, Gian maria Volonté, Giampiero Albertini, Franco Graziosi, Mario Feliciani, Alberto Mastino, Nino Vingelli Regia Francesco Rosi Sceneggiatura Francesco Rosi, Tonino Guerra Durata 01:41:00 Data di uscita 1970 Genere Guerra Distribuito da EURO INTERNATIONAL FILM Trama Nel corso della prima guerra mondiale, i soldati del generale Leone, dopo aver conquistato, lasciando sul terreno tremila caduti, una cima considerata strategicamente indispensabile, ricevono l'ordine di abbandonarla. Poi l'ordine cambia: occorre che la cima venga di nuovo tolta al nemico. Gli austriaci, però, vi si sono saldamente insediati e la difendono accanitamente con due mitragliatrici. Gli inutili assalti, nemmeno protetti dall'artiglieria, si susseguono provocando ogni volta una strage tra gli attaccanti. Stanchi di essere mandati al massacro da un generale tanto incompetente, quanto stupidamente esaltato, una parte dei soldati inscena una protesta: il generale Leone ordina, come risposta, di punirli con la decimazione. Costretti ad uccidere o ad essere uccisi da uomini come loro, vittime dello stesso mostruoso ingranaggio, i soldati italiani, in gran parte ex contadini, rivolgono la loro fiducia a quei pochi ufficiali - come i tenenti Ottolenghi e Sassu - che giudicano quella e tutte le guerre come inutili stragi. Ma il primo muore, nel tentativo di impedire il massacro dei suoi uomini, mentre Sassu viene condannato alla fucilazione per essersi opposto a un ordine iniquo di un suo superiore. Per guardare il film clicca QUIPier Paolo Pasolini, il poeta di Casarsa della Delizia, esordisce sulla bianca palpebra dello schermo con ACCATTONE (1961), ed è subito eresia. Il Cristo in forma di Accattone, che Pasolini trasporta sullo schermo dai suoi “romanzi di stradaâ€, si chiama fuori da ogni cristologia corrente e anche i richiami ad un’antropologia dell’emarginazione (che in molti vi hanno visto...) non lo riguardano. “Sono passato così, come un vento dietro gli ultimi muri o prati della città – o come un barbaro disceso per distruggere, e che ha finito col distrarsi a guardare, baciare, qualcuno che gli somigliava – prima di decidersi a tornarsene via†(Pier Paolo Pasolini). ACCATTONE figura da subito la “cinelingua†o la “lingua dei corpi†di Pasolini come regista, ed è forse il più grande debutto nella storia del cinema italiano. Accattone/Vittorio (Franco Citti) è un sottoproletario delle borgate romane. Non lavora, vive facendo il “pappone†di una puttana, Maddalena (Silvana Corsini). Abitano in una baracca semidiroccata con Nannina (Adele Cambria), la moglie e i figlioletti di Ciccio, un guappo/sfruttatore che è in galera. Le giornate di Accattone passano lente, quasi immobili, in un baretto sgangherato insieme agli amici (Mommoletto, Piede d’oro, il Capogna, Pupo biondo, Peppe il folle, il Tedesco, Balilla, Cartagine, il Cipolla, il Moicano)... abbacinati dalla svogliatezza di vivere. Per mostrare di non aver paura della morte e anche per raccattare un po’ di soldi, Accattone si tuffa da un ponte nel Tevere dopo aver mangiato e vince la scommessa. Alle sue spalle appare per la prima volta nel cinema pasoliniano, un “angelo di marmoâ€, che sembra proteggerlo. In modi diversi o sotto altre spoglie, la visione angelica pasoliniana sarà una presenza costante nella sua opera filmica. È un “angelo necessario†che annuncia una vita fantastica che è alla fine o al fondo di noi stessi. È l’“angelo dell’accoglienza†che fa della sensibilità e della tenerezza la trasparenza dei sogni. È l’“angelo dell’immaginazione†che porta la lieta novella dell’amore – da cuore a cuore – e fa della fanciullezza il centro focale dove uguaglianza e diversità si fondono nella favola bella e malinconica dell’infanzia. Il film ha un sussulto, quasi un fuori scena di derivazione Nouvelle Vague... quando appare la banda di napoletani... vogliono sapere chi ha fatto la spiata e mandato il loro amico Ciccio (sfruttatore di Maddalena prima di Accattone) in carcere. Accattone tradisce Maddalena e dice ai napoletani che è stata lei a denunciarlo. La donna viene investita da una motocicletta. Deve restare a letto con una gamba fasciata. Accattone la schiaffeggia e la costringe ad andare a battere il marciapiede come ogni sera. I napoletani la prendono, la portano in una discarica e la picchiano a sangue. Sullo sfondo le luci di Roma abbagliano un cielo nero e le grida della donna si perdono nella notte. In questura Maddalena non denuncia i suoi aggressori ma Cartagine e Balilla, non fa il nome di Accattone e viene rilasciato... Maddalena è accusata di falsa testimonianza e deve scontare un anno di carcere. Accattone resta solo. Senza soldi, senza nessuno che lo aiuti. Va a trovare la sua ex-moglie Ascenza (Paola Guidi) che lavora in una laveria di bottiglie, per chiedere dei soldi. Qui conosce Stella (Franca Pasut), una ragazza bella, ingenua (figlia di una prostituta), fuori del tempo e della storia. Accattone s’innamora di Stella e vanno a vivere nella casupola di Nannina. Per comprare le scarpe a Stella, ruba a suo figlio un’esile catenina d’oro. Accattone, per amore della ragazza cerca anche di lavorare, da un fabbro. Il primo giorno di lavoro è sfinito [v. fotogramma a sinistra]. Quando ritorna in borgata gli amici lo prendono in giro, scoppia una rissa e Accattone viene pestato. La notte fa uno strano sogno. Vede i cadaveri dei napoletani nudi, semisepolti sotto la terra e lui col vestito della festa che va al suo funerale. È in ritardo, gli amici lo chiamano, manca solo lui. Ai cancelli del cimitero il becchino (Polidor) lo ferma... a lui è vietato l’ingresso. Tutto è inondato di luce, è il Paradiso. Il becchino gli scava la fossa in una zona d’ombra, Accattone gli chiede di essere seppellito un po’ più in là, al sole. Accattone cerca di avviare Stella alla prostituzione ma al suo primo cliente la ragazza rifiuta di fare la marchetta e scoppia in lacrime. Intanto una puttana, Amore (Adriana Asti), viene arrestata in una retata e finisce in cella con Maddalena e altre prostitute (tra queste si riconosce un’interessante Elsa Morante). Amore dice a Maddalena che il suo ex-protettore sta ora con Stella. Maddalena lo denuncia e la polizia controlla i suoi movimenti. Accattone, Cartagine e Balilla girano per Roma per mettere a segno qualche furtarello. Mentre rubano dei salumi da un furgone, vengono scoperti dalla polizia. Accattone inforca una motocicletta e fugge... fuori campo si sentono stridori di una frenata e il colpo di uno scontro... Accattone va finire contro un camion e con la testa sanguinante sull’acciottolato, morente, dice: “Mo' sto beneâ€. Balilla si fa il segno della croce (alla rovescia) con le le manette ai polsi. . Il debutto di Pasolini come autore cinematografico è fulminante. ACCATTONE fa subito scandalo ed è subito poesia in forma di cinema. L’universo del sottoproletariato romano diviene una metafora del mondo e quei primi piani, le grezze panoramiche, la sacralità dei corpi di una gioventù alla deriva della civiltà dei consumi che avanza dal centro della metropoli ed esplode in quelle periferie assolate... portano in sé una diversa tecnica filmica e una diversa poetica cinematografica che fanno di questo film una specie di “ballata neo(sur)realista†di irripetibile bellezza. ACCATTONE racconta l’emarginazione suburbana romana ma è evidente che la metafora si allarga ai Sud del mondo. È una storia che sviscera la profonda miseria delle borgate di Torpignattara, del Pigneto e dai margini della grande città riporta alle radici di un’esistenza offesa, bastonata, deflorata senza rimedio. Pasolini coglie i segni della condizione umana povera e vigliacca di personaggi che vivono ai margini delle periferie e da qui ne escono in galera o morti. In questa degradazione esistenziale Pasolini vede “qualcosa di sacro†che crolla nella caduta personale di Accattone e nello stesso tempo risorge nel segno della croce blasfemo finale di Balilla. “La morte, il presentimento della morte domina, è una presenza – ora segreta, ora esplicita – sospesa sul film dalla prima all’ultima inquadratura†(Morando Morandini), che infonde all’opera un percorso primordiale, quasi una lacerazione di un’innocenza ritrovata e immediatamente perduta sulla quale si può solo piangere o bestemmiare. È vero quello che ha detto Jean Collet – ACCATTONE è fratello di MOUCHETTE – (... hanno lo stesso assetto visionario che li conduce nei luoghi della trasversalità ereticale e nell’incoscienza di una crudeltà amicale, fraterna, dolorosa... trasmutano lo schermo in un sudario passionale che si chiama fuori dalla storia quotidiana. ACCATTONE è “un film ambiguo, lacerato, dunque un’opera d’arte†(Jean Collet). Lo sguardo pasoliniano su Accattone è inquietante, sofferto ma anche distaccato. Non giudica la sua vita, ne comprende la sua disperazione. Non ci sembra (come dice Alberto Moravia) che Accattone è “soprattutto l’espressione d’una sclerosi etica, di un’inconscia volontà suicidaâ€, piuttosto vediamo in Accattone un testimone tragico dei mondezzai (delle periferie del mondo) prodotti dalle forme di discriminazione/sperequazione della collettività moderna. ACCATTONE contiene in sé secoli di dolore e di sottomissione di un’umanità diminuita. È un discorso sulla fame, sulla miseria, sulla solitudine... che si prende gioco di ogni politica, di ogni fede e fa della condizione emarginata l’ultimo strappo di un sociale profanato per sempre. Quello di Accattone è un destino tragico che si avvolge nel mito e nell’incoscienza di chi affronta il quotidiano giorno dopo giorno, morso dopo morso. Pasolini costruisce un apologo contro la pacificazione domestica piccolo-borghese, sceglie l’inquietudine come insicurezza e interrogazione dell’esistenza di tutti. Le cifre stilistiche/espressive di ACCATTONE sono elementari e gli omaggi a Ejzenstejn, Dreyer, Mizoguchi, Chaplin o Bergman si riconoscono senza difficoltà... le baracche della periferia romana, le immondizie, le facce irripetibili di un popolo miserabile schiacciato sotto l’avanzare della modernità vanno a comporre un florilegio iperreale della “diversitàâ€. La figura di Accattone è stata associata a un “cristo anarchico†(Sandro Petraglia). Non ci sembra così. La sacralità o la fatalità psicologica nelle quali il film è depositato, sono piuttosto un espediente narrativo e la degradazione viscerale di un uomo che vive nel fango e nella polvere (ha detto da qualche parte, Pasolini). ACCATTONE intreccia la surrealtà maledetta di opere disperate che hanno scritto la storia del cinema e dell’uomo, con i resti dello splendore neorealista contaminato da riferimenti pittorici medievali e dalla musica di Johann Sebastian Bach, che conferiscono al film un'aura innovativa del linguaggio cinematografico. La fotografia in bianco e nero (Tonino Delli Colli) di ACCATTONE è “crudaâ€, “grezzaâ€, racconta lo stupore del “vero†senza cadere nella retorica della cronaca o del falso documentario. Pasolini chiese a Delli Colli una fotografia sgranata, contrastata, tagliata sui bianchi e sui neri. Delli Colli usò la pellicola Ferrania P. 30, la più dura che si trovava sul mercato... “da un positivo fu fatto addirittura un controtipo, ossia fu stampata bene una copia dal negativo diretto, e poi da questa copia, da questo positivo, fu ricavato un altro negativo. Il tutto, quindi, si indurì persino maggiormente†(Tonino Delli Colli) e il film assunse un’aura di grande spessore emozionale/figurativo che proietta Pasolini accanto ai maestri dell’irriverenza poetica come Chaplin, Dreyer, Welles, Buñuel o Bresson. L’essenzialità figurale di Pasolini supporta non poco l’approssimazione scenografica... sovente la cinecamera sfiora, si sofferma, descrive i numerosi comprimari di Accattone che emergono dalla loro realtà devastata e qui la lezione etica di Rossellini, De Sica o Buñuel esplode in tutta la sua forza comunicativa. Il montaggio (Nino Baragli) è frammentato... a tratti lento, largamente giocato su metafore ardite o contrasti improvvisi, delinea già la magia affabulativa sulla quale Pasolini costruirà tutto il suo cinema a venire. I montatori (italiani) erano abituati ad aggiuntare la pellicola sulle uscite e le entrate in campo... procedimento che non esisteva nel film di Pasolini, che faceva “un controcampo a Frascati e un altro a Venezia†(Nino Baragli). Proprio come Welles, Ejzentstejn o Buñuel. Quando Pasolini “decideva di fare un campo lungo o un primissimo piano, avevo l’impressione di assistere all’invenzione del campo lungo o del primissimo piano. La prima volta della storia del cinema†(Bernardo Bertolucci). Il tocco filmico pasoliniano è subito chiaro: cinecamera a mano, inquadrature forti, primi piani azzardati, lente panoramiche... tutto immerso in un’estetica della trasgressione che trasfigura l’impossibilità di vivere il reale nei recinti istituzionali e delinea l’utopia dei senzastoria che scardina il pensiero protetto dello Stato. Sono tematiche che scivoleranno in ogni lavoro pasoliniano (cinematografico, poetico, giornalistico o letterario) e andranno a costruire un universo insanguinato dove la strada è la trasparenza dell’immaginario calpestato e la fede, la cultura o la politica il male di esistere nel cerchio conviviale della civiltà dello spettacolo. L’interprete di Accattone è Franco Citti, un ex-imbianchino e amico di Pasolini. “La sua miseria materiale e morale, la sua feroce e inutile ironia, la sua ansia sbandata e ossessa, la sua pigrizia sprezzante, la sua sensualità senza ideali e, insieme a tutto questo, il suo atavico, superstizioso cattolicesimo pagano†(Pier Paolo Pasolini), bruciano lo schermo come nessuno e fanno dei limiti del dolore, la sovversione non sospetta che non ha né inizio né fine... è il rovesciamento del convenzionale e della temporalità addomesticata, il capovolgimento di una situazione statica che dà voce al silenzio genuflesso degli oppressi. Pasolini è, su molti piani, l’interprete più “scoperto†di un’umanità emarginata, depredata, violentata... la trasgressione che porta sullo schermo, nei libri, nella vita personale e quotidiana è quella di una presenza forte e anomala, che schianta l’insieme della cultura del sospetto e fa della fede politica/religiosa i luoghi della sofferenza e della rivolta. Al fondo di ogni trasgressione c’è la ribellione contro il Padre, contro Dio, contro lo Stato... e solo attraverso la trasgressione l’uomo è capace di divenire padrone della propria intelligenza e rovesciare il prestabilito della propria epoca. . Citti nasce nella borgata di Torpignattara... conosce la guerra, la fame, il riformatorio, la disperazione, l’inesistenza, la non-vita, la merda... la prima volta che ha fatto l’amore è stato con una puttana. Il riformatorio è l’unico posto che ricorda come casa sua. “Mi facevo dei ragazzini in riformatorio. Ce n’erano per lo meno tre innamorati di me... con la scusa dell’età o del brutto muso ti approfittavi di quelli che avevano più di te, di quelli che ricevevano dai parenti più soldi, più regali, più pacchi-viveri. Quella era vita. Vinceva chi riusciva a coltivarsi il più gran numero di ‘culetti bianchi’, come chiamavamo quelli che venivano da Milano o soltanto dal Nord†(Franco Citti). Il personaggio di Accattone nasce nelle pizzerie, nelle osterie, sul tramvetto azzurro di Grotte Celoni, nei racconti di borgata che Sergio e Franco Citti (davanti a un litro di vino) facevano a Pasolini. Accattone era uno che esisteva davvero, se ne parlava tra “i malandri" della Acqua Bullicante, come di un paraculo senza fissa dimora che viveva di espedienti. Una specie di «leggenda» di periferia, un Robin Hood da quattro soldi, che non rubava ai ricchi per dare ai poveri, ma che si rimediava la giornata per sopravvivere. Magari fregando un altro povero, ma che non era mai tanto povero come lui†(Franco Citti). Lo chiamavano Accattone perché “accattonava la vita†e poi tutti nelle borgate avevano dei soprannomi. Il quel micromondo di diseredati tutti parlavano di Accattone ma nessuno lo conosceva bene. Appariva e scompariva dal nulla. Ogni tanto in borgata venivano a sapere che aveva fatto un colpo al Tiburtino Terzo o al Prenestino, poi più niente per lungo tempo. In principio, i produttori di Accattone volevano come interprete Franco Interlenghi... Pasolini insistette su Citti e crediamo che il suo volto/maschera del sottoproletariato universale sia una delle più grandi rivelazioni della storiografia cinematografica. Lo sguardo obliquo, la camminata non impostata, la gestualità essenziale, il sorriso ironico di Citti... “bucano†lo schermo almeno quanto l’interpretazione corrosiva – maschilista – di Marlon Brando (IL SELVAGGIO) o quella schizofrenica – effeminata – di James Dean (GIOVENTÙ BRUCIATA), ma lì è la fiction hollywoodiana che parla, in Citti è la vita della periferia che insorge e debutta sulle sue macerie. . ACCATTONE è stato il primo film del cinema italiano ad essere vietato (con un apposito decreto) ai minori di 18 anni. Le riprese del film furono effettuate tra l’aprile e luglio 1961. Per gli interni, vennero affittati i teatri di posa Incir De Paolis. Per girare gli esterni, la piccola troupe si spostava nella periferia romana (Via Casilina, Via Portuense, Via Appia Antica, Via Baccina, Ponte degli Angeli, Acqua Santa, Via Manunzio, Ponte Testaccio, il Pigneto, borgata Gordiani, la Maranella. Subiaco (il cimitero). Il negativo adoperato non superò 50.000 metri e la copia definitiva durava 116’ e 32 secondi (3.188 m). I manifesti pubblicitari del film (splendidi), furono eseguiti su bozzetti di Carlo Levi e Mino Maccari, il costo approssimativo si aggirò intorno ai cinquanta milioni, quanto un film di “serie B†di quegli anni e forse meno. Scelto per la XXII Mostra del Cinema di Venezia (31 agosto), il film di Pasolini ricevette fischi e improperi. Pochi capirono di trovarsi di fronte a un’opera d’arte. I settimanali avvertivano i lettori che si trattava di “un film sui rifiuti umani†(Oggi) o che “quello di Pasolini è, insomma, un mondo a senso unico, dove non affiora mai la speranza o un sentimento capace di dare il senso della dignità umana†(Vita, 7 dicembre 1961). La “sacralità dell’autentico non trovò seguito†(Barth David Schwartz) che in pochi disertori della pubblica opinione. Alla “prima†di ACCATTONE al cinema Barberini a Roma, un manipolo di giovani fascisti cercarono di impedire la proiezione... lanciarono bottiglie d’inchiostro contro lo schermo, bombette di carta e finocchi tra il pubblico... ci furono colluttazioni e la visione del film fu sospesa per quasi un’ora... intorno a Pasolini si strinsero amici e intellettuali senza museruola e ACCATTONE prese la via degli schermi di ogni parte della terra... da subito, Pasolini mostrò un “cinema di poesiaâ€, in opposizione al “cinema merceâ€, come linguaggio edulcorato del potere. Quando il film sarà bloccato in sede di censura e ritirato da tutte le sale italiane... non furono molti i giornalisti che gridarono alla discriminazione... e oltre all’amico Moravia, s’infuriò Mino Argentieri, che dalle pagine di Cinema Sessanta (luglio-agosto 1961), scrisse che era importante agire contro i censori dello Stato in quanto si trattava di un film che raggiungeva la “compiutezza d’arteâ€. Solo un anno prima, Mario Montagnana, dalle colonne di Rinascita aveva tuonato contro Pasolini, per espellerlo dalle file degli intellettuali graditi dal Partito... dietro l’epurazione chiesta da Montagnana, c’era il fiato marcio del più sardonico, ambiguo, fariseo uomo politico che l’Italia abbia avuto dopo Benito Mussolini, Palmiro Togliatti (il braccio lungo di Stalin, colui che si è macchiato la coscienza di sangue con i massacri degli anarchici e comunisti dissidenti nella guerra di Spagna del ‘36). Nel 1962, ACCATTONE viene presentato al Festival del cinema di Karlovy Vary (Urss) e vince il Primo premio per la regia. Il coraggio dello spirito e la passione per i diritti civili dell’uomo/della donna non fanno difetto a Pasolini, che infrange la “notte americana†del cinema e interrompe il gioco della commedia attorale e della macchina divistica. “Il cinema e la politica sono la stessa cosa. Hanno entrambi a che fare con lo spettacolo. Il cinema ha a che fare con lo spettacolo, la politica è spettacolo, divertente o meno... C’è lo stesso scarto di partenza, stavo per dire la stessa menzogna, sia nella rappresentazione politica sia nella rappresentazione cinematografica commerciale†(Marguerite Duras). Pasolini denuncia col suo film sia la menzogna politica che la menzogna del cinema. La sua opera non è solo una messa in questione delle responsabilità della classe dominante ma è anche un’accusa contro l’indifferenza e la passività degli spettatori. “Il genio comincia col dolore†(Marguerite Duras), la stupidità con l’euforia o la genuflessione all’ordine dominante. ACCATTONE esce in tempi agitati, attraversati da strappi culturali e fratture politiche... lo schermo era stato violato da autori eversivi della “fabbrica dei sogni†e Shirley Clarke, Jonas Mekas, Lionel Rogosin, John Cassavetes o Robert Frank... avevano aperto vie del cinema a basso costo, mostrato deviazioni e turbamenti dell’arte cinematografica. L’assalto al cinema del film pasoliniano è talmente particolare che nemmeno i Cahiers du Cinéma (n. 116, 1961), sempre attenti alle pulsioni nuove e ai cambiamenti radicali del linguaggio cinegrafico, si accorgono di ciò che passa loro negli occhi... Jean Douchet ignora ACCATTONE alla rassegna veneziana e i Cahiers preferiscono recensire DONNA DI VITA (Jacques Demy), LA NOTTE (Michelangelo Antonioni), EL COCHECITO (Marco Ferreri), LES GODELUREAUX (Claude Chabrol), DOVâ€™È LA LIBERTÀ (Roberto Rossellini), ROCCO E I SUOI FRATELLI (Luchino Visconti), THE CRIMINALS (Joseph Losey), OMBRE (John Cassavetes), BELLISSIMA (Luchino Visconti), KAPÒ (Gillo Pontecorvo), EXODUS (Otto Preminger), ESTER E IL RE (Raoul Walsh), LA VENDETTA DEL GANGSTER (Samuel Fuller), L’ANNO SCORSO A MARIENBAD (Alain Resnais), LA DONNA È DONNA (Jean-Luc Godard, QUESTA SERA O MAI PIÙ (Jacques Deville), SPARTACUS (Stanley Kubrick), IL TESTAMENTO DEL MOSTRO (Jean Renoir), PARIS NOUS APPARTIENT (Jacques Rivette)... si accorgeranno della portata eversiva di ACCATTONE l’anno dopo. . La cultura figurativa di Pasolini (le lezioni di Roberto Longhi su Masaccio, Piero della Francesca all’Università di Bologna sono una presenza costante nel suo fare-cinema...), reinventa “l’iconografia e il senso dello spazio nell’immagine cinematografica†(Gian Piero Brunetta). I primi piani dei personaggi pasoliniani, incastonati sullo sfondo delle periferie metropolitane si rifanno a certi affreschi medievali e divengono icone-simbolo di una visione materica della realtà che è propria dei grandi “sognatori†(da Masaccio a Goya, da Klee a Picasso). Pasolini assume il punto di vista delle sue immagini/metafore, sa che “non ha più senso scrivere per una classe sociale mutata e inseguendo il sogno di una rivoluzione sociale impossibile†(Gian Piero Brunetta)... così pone il suo cinema alla confluenza delle culture transnazionali e tra la realtà e sogno si fa soggetto politico/indocile del presente e testimone eretico/blasfemo della memoria storica del passato. . ACCATTONE è il primo dei 22 film che compongono la cinevita di Pasolini. Anche se la risonanza di Gramsci e la sua idea di cultura “nazional-popolare†della classe dominata scissa dalla cultura borghese, sembra riguardare da vicino la prima stagione cinematografica pasoliniana... Pasolini affabula i suoi film per un’umanità ideale e in qualche modo contenevano un’insorgenza (mai una prospettiva) rivoluzionaria: la disobbedienza o la ribellione. Accattone vola un’estate... quanto basta per mostrare la sua tragedia personale e quella di tutti i sotto-proletariati suburbani. “Una tragedia senza speranza, perché mi auguro che pochi saranno gli spettatori che vedranno un significato di speranza nel segno della croce con cui il film si chiude†(Pier Paolo Pasolini). La realtà pasoliniana veniva rappresentata con la realtà emarginata di Accattone, quelle facce, quei gesti, quei corpi, quelle parole... erano così nella vita come sul lenzuolo sdrucito dello schermo. La cultura che Accattone esprimeva non aveva una propria morale e la sua interpretazione del mondo restituiva il razzismo evangelizzato della classe dominante. La cultura borghese che Accattone non conosceva, era ciò che respirava e non aveva nessun mezzo (se non la violenza o la bruta criminalità), per mettere in discussione i modelli e i valori imposti. Nella disseminazione della tolleranza istituzionale (puramente formale), “tutti i borghesi sono infatti razzisti, sempre, in qualsiasi luogo, a qualsiasi partito essi appartengano†(Pier Paolo Pasolini). . ACCATTONE è un’opera di straordinaria bellezza formale, oltre che un film dolcemente poetico, indimenticabile. Accattone “non incontra sul suo cammino il partito comunista e non si redime neppure diventando ladro... Accattone appartiene a un mondo socialmente primitivo, le cui leggi della ragione e della consapevolezza sono confuse annebbiate... Pasolini ha osservato e giudicato i suoi personaggi dall’interno, nel cerchio chiuso di una sotto-società dominata da regole proprie e impermeabile alle sollecitazioni esterne†(Mino Argentieri). ACCATTONE rappresenta la degradazione e l’umile condizione umana di un personaggio della periferia romana, ma contiene anche la “sacralità dell’innocenza†che questa condizione disperata comporta, in ogni società cosiddetta “evolutaâ€. L’entusiasmo rende imbecilli anche i santi. Nella società dello spettacolo integrato (Guy Debord, diceva), dove tutto è ormai sacro, tutto si può dire o violare. In arte, come nella vita, il padre va ucciso. Il poeta è la fiamma che lo brucia e ci sono maestri della disobbedienza – come Pasolini – che con le loro affabulazioni etiche hanno inchiodato i tribunali delle banalità mercantili nel tanfo della loro epoca. Per sempre. Amen e così sia! . per guardare il film clicca QUI
Trama Austria, 1939.Heinrich Harrer (Brad Pitt) è un giovane e arrogante scalatore di montagne, membro del Partito Nazionalsocialista, scelto dal governo del Terzo Reich per scalare le montagne dell’ Himalaya, raggiungendo il misterioso Nanga Parbat, la nona vetta più alta del mondo, dove altre quattro spedizioni tedesche hanno fallito dopo la perdita di undici membri. Il giorno della partenza, però, l’alpinista ha un litigio furioso con la moglie Ingrid, incinta e prossima al parto, la quale preferirebbe che lui non partisse. Hrinrich parte ugualmente, lasciando Ingrid alle cure di Horst Immendorf, un amico di famiglia, e si unisce al gruppo di Peter Aufschnaiter. Durante la scalata, un viaggio di ben ottomila chilometri, non ha però la solita disinvoltura, tanto che cade inavvertitamente perdendo un rampone e ferendosi a un piede. Dopo essere stati costretti a ritirarsi a causa delle frane di neve, Heinrich, Peter e il resto del gruppo sono arrestati dal presidio dell’ Impero britannico in India in quanto cittadini del Terzo Reich: nel frattempo in Europa è iniziata la guerra, quindi tra il governo di Londra e quello di Berlino si sono accese le ostilità. Gli scalatori sono portati in un campo di detenzione britannico, il Dehra Dun P.O.W. Camp, dove Heinrich riceve per corrispondenza la richiesta del divorzio dalla moglie, che vorrebbe sposare Horst, e la conferma che suo figlio, Rolf, è nato. Durante i tre anni che seguono, Heinrich tenta ripetutamente la fuga, ma i britannici lo arrestano sempre in anticipo, raddoppiando la guardia e lo stato di allerta. Nel settembre 1942, però si unisce a Peter e ai compagni, che hanno pianificato l’ evasione travestendosi da soldati, e finalmente riesce a scappare. Dopo l’ evasione, però, si separa, volendo raggiungere il Tibet. Dopo essersi riunito a Peter, che disapprova i suoi metodi sprezzanti e la sua dichiarata mancanza si principi, Heinrich raggiunge il confine con il Tibet, il più alto e isolato Paese del mondo, nonstante l’ ostinata diffidenza del popolo tibetano. I monaci del villaggio di frontiera che raggiungono spiegano i motivi di una così elevata diffidenza: Sua Santità il Grande Tredicesimo Dalai Lama, prima di morire, aveva previsto che un giorno gli stranieri avrebbero invaso il Paese e dato inizio a un’ era di morte e distruzione, bandendo i monaci e proibendo l’ antica tradizione buddhista. Sfuggiti nuovamente alle autorità che vorrebbero rimandarli in India, Heinrich e Peter raggiungono di nascosto la Città Santa e Proibita di Lhasa, casa dei Dalai Lama, vietata da sempre agli stranieri, dove vengono ospitati da Tsarong, un tempo ministro della difesa del governo del Tredicesimo Dalai Lama, e aiutati da Ngawang Jigme, un giovane segretario ambizioso al servizio del Reggente e del governo del giovane Quattordicesimo Dalai Lama, il bambino Tenzin Gyatso. Heinrich trova un lavoro come geometra, mentre il suo amico sposa una tibetana, Pema Lhaki. Un brutto giorno del maggio 1945, però, riceve una lettera del figlio Rolf, che lo invita a non scrivere più, sostenendo di non essere suo figlio, ma figlio di Horst. Subito dopo viene convocato dalla madre del Dalai Lama, molto riverita dai tibetani, la quale lo conduce al palazzo del Potala, residenza del giovane figlio, che gli richiede la costruzione di un cinema. Tra i due inizia così un rapporto molto profondo di affetto. Heinrich gli insegna l’ inglese e lo affaccia alla conoscenza dell’ Occidente, mentre il giovane Tenzin Gyatso gli svela i più remoti segreti della civiltà del Tibet, a lungo rimasta ignota al mondo intero. Un giorno i cinesi, da poco unitisi nella Repubblica Popolare Cinese del signore della guerra Mao Zedong dichiarano l’ intenzione di annettere il Tibet al loro Stato, ma il Reggente non riconosce la sovranità dei cinesi sul Tibet, pertanto incarica Tsarong di riorganizzare l’ esercito. Heinrich e Peter sono coinvolti, su richiesta del Reggente, in aiuto di Tsarong, ma le possibilità di respingere l’ invasione sono scarsissime. Il governo di Lhasa tenta quindi di negoziare, ma i generali cinesi, guidati da Chang Jing Wu, rimangono delusi dall’ incontro con il giovane Dalai Lama, e lasciano il Tibet sostenendo che la religione sia veleno. Ngawang Jigme, divenuto ministro e governatore di Chamdo, ha il compito di respingere i cinesi, ma al termine della battaglia, un trionfo entusiasmante per i cinesi, abbandona il campo e dichiara la resa, giungendo a un accordo con i cinesi. I tibetani sono disperati, perché se a Chamdo non si fosse giunti alla resa per ordine di Nagwang si sarebbe potuto fare moltissimo per frenare l’ invasione cinese. Heinrich si riunisce al Dalai Lama per l’ ultima volta. Il giovane respinge l’ ipotesi di partire per l’ India, come precauzione, e lo invita a rimanere fino al giorno della sua incoronazione, convincendolo poi a tornare in Austria dal figlio Rolf. Anni dopo, ricongiuntosi con il figlio, ritorna sul confine del Tibet scalandone le montagne, ricordando con malinconia il lungo periodo trascorso nel Paese delle Nevi. per guardare il film clicca QUI
l film - seconda opera del regista messicano Alejandro González Iñárritu dopo Amores Perros e prima pellicola dello stesso girata negli USA - è un dramma psicologico con una struttura narrativa ed una tecnica di ripresa che ne costituiscono le caratteristiche peculiari: la prima parte del film è costituita da continui flash-forward mentre alcune delle riprese sono eseguite utilizzando cineprese senza cavalletto che tendono a conferire alle immagini un effetto particolare. Il film ha un cast molto ricco: nei ruoli principali spiccano, infatti, Sean Penn, Benicio Del Toro e Naomi Watts. Programmato, nel 2003 alla sessantesima Mostra del Cinema di Venezia il film è valso a Sean Penn la Coppa Volpi come miglior attore. Il titolo del film si riferisce all'ipotetico peso (appunto di 21 grammi) che chiunque perderebbe esalando l'ultimo respiro. Trama [modifica] La trama narra tre esistenze parallele che vengono unite dal caso e dall'evento cardine intorno al quale ruota tutta la storia: quello dell'investimento da parte di Jack (Benicio Del Toro), un ex-detenuto divenuto un credente integralista, di due bambine e del loro padre, il marito dell'ex-tossicodipendente Christina (Naomi Watts), il cui cuore viene trapiantato a Paul (Sean Penn) salvandolo. per guardare il film clicca QUI
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